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Spacca Palle: il gioco di Bencic e Thiem, i volti nuovi dell’US Open

03/09/2014 12:36 10 commenti
Dominic Thiem classe 1993, n.45 del mondo
Dominic Thiem classe 1993, n.45 del mondo

La seconda settimana dell’US Open è entrata nel vivo, con qualche match lottato e spettacolare (vedi la vittoria notturna di Nishikori su Raonic dell’altra notte) e con le nostre azzurre che si sono confermate bravissime. Si merita un applauso anche Sara Errani, nonostante la batosta di stanotte. Mai vista una Wozniacki così presente e “cattiva”, con due gambe strepitose, superiore a quella che si issò al n.1 del mondo. E poi davvero complimenti a Sara per le parole a caldo dopo la sconfitta. Limpide, lucide, senza trovare scuse. Saper perdere è importante quanto saper vincere. A guadagnare la semifinale ci proverà stanotte Flavia Pennetta, brava quanto sfortunata nel trovarsi di fronte sempre Serena nelle grandissimi occasioni. Che dire… sarà match tecnicamente terribile, speriamo che “la Penna” giochi il suo miglior tennis, e che magari la Williams abbia una giornata no al servizio. In bocca al lupo Flavia!

E’ presto per fare un bilancio di questo Slam. I quarti maschili potrebbero scrivere pagine molto interessanti, a partire dalla sfida di stanotte tra un Djokovic tornato in ottima condizione ed un Murray salito di brutto dopo lo sconcertante primo turno. Pure Wawrinka vs. Nishikori ha sulla carta tutto quel che serve per diventare una partita estremamente godibile ed avvincente. Dopo una partenza in sordina, il livello di questo Slam è cresciuto ed i due tabelloni principali hanno proposto la prorompente ascesa della svizzera Belinda Bencic e di Dominic Thiem. Due giovani che seppur sconfitti (nettamente) ieri, hanno qualità per diventare molto forti, forse addirittura dominanti, nel prossimo futuro.

Belinda è stata la vera rivelazione del torneo. Si è issata ai quarti superando giocatrici toste, esperte e tra loro molto diverse come Wickmayer, Kerber e Jankovic; tutte battute imponendo il proprio tennis, non giocando di rimessa o aspettando loro errori. Della svizzera si parla da tempo, nonostante la giovane età. Classe ’97, scorre nelle sue vene l’eccellente (dal punto di vista tennistico) DNA ceco, molto ben plasmato dai vari allenatori che l’hanno accompagnata nella sua crescita, inclusa l’attuale coach Melanie Molitor, ossia la madre (e mentore) di Martina Hingis.

Nel corso del torneo si è scritto tanto della somiglianza tra Belinda e Martina, ma dal mio punto di vista è più una suggestione che una reale considerazione tecnica. Vero che la palla esce dalle corde della Bencic tanto bene quanto usciva a Martina, pulita e retta; vero che il rovescio di Belinda taglia in campo in lungo linea con altrettanta precisione e cattiveria agonistica, ma la vicinanza tra le due per me si ferma qua. Martina è stata in campo un architetto capace di disegnare il campo con angoli perfetti e con un senso sulla palla tra i migliori mai visti nella storia moderna del gioco. Leggeva lo scambio, ci arrivava sempre prima e sentiva la palla come un felino sente la preda, rimandando al di là della rete colpi mai banali, a cogliere angoli scoperti o le debolezze della rivale. Era piccola e minuta, ma sfruttando appoggi perfetti e la sua visione per il gioco impattava così bene da restituire alla palla ogni stilla di inerzia della forza incidente, il tutto con traiettorie a lei favorevoli, molto spesso vincenti. Appoggi eccezionali, velocità d’esecuzione e di pensiero… se solo avesse avuto più fisico avrebbe forse retto l’impatto devastante delle “sorellone”, che l’hanno brutalmente disarcionata dalla vetta del tennis rosa. Dove Martina colpiva di fioretto e di un tennis totalmente “smart”, Belinda risponde di potenza, di ritmo e di progressione. La Bencic non ha la forza devastante di una Azarenka, ma possiede un punch che Martina si sognava, con angoli non così distanti. La Bencic è figlia dell’evoluzione che ha vissuto il tennis (ancor più quello rosa) negli ultimi anni. Picchia più duro che può prendendo il prima possibile l’iniziativa, aprendosi il campo e facendo correre le rivali, mediamente più veloci e forti di braccio che di gambe.

Difficile “esaltare” il gioco della giovane svizzera dopo un’imbarcata come quella subita ieri dalla Peng, ma non va dimenticata che era al debutto a questo livello, in un contesto così importante e forse per la prima volta responsabilizzata perché di fronte non c’era una top. E’ partita male Belinda e non è riuscita a reagire. La Peng è scesa in campo assai più concentrata e “centrata”, non regalando nulla. Il classico muro la cinese (non ha ancora perso un set nel torneo!), contro cui la svizzera non ha trovato il pertugio giusto, entrando in confusione tattica e finendo preda dell’insicurezza figlia della sua inesperienza. Non si è vista affatto la miglior Bencic, ma le sue qualità sono notevoli.

La tecnica esecutiva è molto efficace ed efficiente. Disperde poche energie perché ha swing corti, veloci, tesi a trovare il miglior timing e fa tutto con molto anticipo. Nella qualità di anticipazione è sì vicina a Martina, anche se non è al livello della Hingis come velocità di base, più pesante e potente.

Il rovescio è il suo colpo che più mi intriga, dal potenziale sconfinato. Si nota una fluidità e facilità in tutti momenti dell’esecuzione, che le permettono di spingere e trovare ogni angolo in qualsiasi situazione di gioco. Non c’è una tensione, le braccia volano via libere, con le gambe che accompagnano idealmente il tronco nella rotazione fino al rilascio del colpo. Un gesto anche elegante, veloce e potenzialmente mortale perché è molto complicato leggere la direzione del colpo. Passa infatti dal cross al lungo linea in un batter d’occhio, con minimi aggiustamenti davvero complicati da intuire. A volte esagera e sbaglia perché anticipa fin troppo, magari quando dal centro cerca un cross vincente, angolo che possiede ma che esplora anche se si trova in non perfetto equilibrio, quindi con una percentuale di rischio esagerata.

La tendenza a sbagliare per “over shooting” è ancora troppo alta, figlia della poca esperienza ad altissimo livello, ma anche della necessità di migliorare i colpi di inizio gioco. Non serve male, ma con quel tipo di tennis è fondamentale tenere percentuali alte. Infatti è assai più importante aprirsi il campo e poter tirare dal centro del campo che rischiare una prima che comunque non le darebbe il punto. Alla risposta deve trovare un equilibrio tattico tra le volte in cui è troppo conservativa (e finisce sotto a correre, dove è vulnerabile perché i suoi piedi non sono ancora velocissimi) e quelle in cui esagera, sparando subito a chiudere prendendosi troppi rischi. In genere a livello tattico deve crescere proprio nell’intuire il momento giusto per sparare; e ancor più importante deve costruirsi il colpo precedente all’affondo, ossia un colpo ad un 75% della velocità a far correre l’avversaria, a muoverla (anche solo allontanandola dalla riga di fondo) quel tanto che basta a prendere una posizione di piccolo vantaggio, e quindi mettersi in condizione di provare l’accelerazione che spacca lo scambio. Tutti aspetti in cui può molto migliorare, e allora sì che sarà pronta a vincere. Contro tutte.

Il servizio è piuttosto pulito, quasi scolastico, ma se la spinta delle gambe è interessante lo è assai meno quella della schiena. Ribalta pochissimo le spalle, tanto che la velocità viene quasi interamente dalla spalla. Questo la limita anche nella scelta degli effetti, è un altro degli aspetti su cui deve assolutamente migliorare, come la rapidità dei piedi in uscita dal servizio. Proprio la Peng ieri l’ha spesso sorpresa con risposte centrali nei piedi, su cui Belinda non è riuscita a coordinarsi in modo ottimale, regalando errori o trovandosi in posizione di svantaggio.

Anche il diritto è un’esecuzione molto pulita, fin dall’apertura che è ampia ma non eccessiva, e con la fase attiva di spinta molto rapida. Si pone a tre quarti (né open stance né closed stance), il braccio impatta ben davanti al corpo, e la racchetta finisce la sua corsa lateralmente bassa, con il polso che chiude l’esecuzione. La meccanica è corretta ed efficiente quando arriva bene con i piedi, mentre quando è in ritardo tende ad abbassarsi troppo, finendo per scavare sotto alla palla e perdendo così profondità e controllo. In certe movenze (non per gli swing dei colpi) mi ricorda quasi una Seles prima maniera, forse anche solo per il fisico e per come muove la ginocchia approcciando la palla. Il potenziale di Belinda è enorme, la guida tecnica eccellente. Se avrà pazienza di lavorare, sarà presto a giocarsi i tornei che contano.

Nel maschile, a tutt’altra verifica era atteso Dominic Thiem, giovane austriaco di cui ho parlato in primavera quando si è affacciato nel tennis dei grandi, soprattutto con la stupenda vittoria a Madrid contro Wawrinka. Lasciata l’amata terra europea, non mi aveva affatto convinto nelle due sconfitte patite nei Master 1000 americani. Se contro Simon si può perdere (ha molto lottato, e pure commesso una valanga di errori gratuiti), fu davvero deludente il suo approccio allo scambio nella sconfitta con Ginepri a Cincinnati. In condizioni piuttosto rapide, invece di cercare un timing aggressivo in anticipo sulla palla, tendeva a subire, ad aspettare troppo. In pratica aveva trasportato il suo modo di stare in campo sul rosso anche sul duro. Da tennista potente che ama picchiare durissimo, quando le condizioni diventano più rapide non può permettersi di far scendere troppo la palla, di aspettarla, anche perché i suoi movimenti (soprattutto il dritto) è ampio, richiede tempo. Era un limite strutturale molto importante, che già altre volte è venuto chiaramente alla luce; come la tendenza a restare troppo lontano dalla riga di fondo, perdendo così campo. Non sempre con la potenza si può compensare alla velocità dello scambio, e regalare campo sul cemento è quasi consegnarsi al rivale… Non sono riuscito a vedere tutti i suoi match di questo torneo, ma Thiem ha compiuto progressi interessanti. Meno attendista, è riuscito sovente a prendere in mano lo scambio cercando non solo la potenza ma anche l’anticipo. Sul dritto c’è ancora molto da lavorare, perché la tendenza a governare il tempo dello scambio l’ha innata, ma con i tempi dilatati del rosso! Invece con i tempi di gioco più rapidi del duro e contro avversari altrettanto potenti ma più veloci e aggressivi va in netta difficoltà. Così è accaduto contro Berdych ieri notte. Era un match tecnicamente terribile, contro un avversario perfetto ad esaltarsi sulle condizioni di Flushing, e pure in netta ripresa di condizione dopo una stagione così così. Proprio Thiem è stato onestissimo, commentando (lo fa dopo ogni match, anche le sconfitte) così sul suo profilo Facebook: “Non c’è molto da dire, il risultato spiega tutto. Ho fatto solo 7 giochi, lui è stato un giocatore più forte e non mi ha dato chance. Volevo metterlo sotto pressione, ma c’è riuscito lui, giocando fortissimo, mentre io non sono riuscito a rispondere con altrettanta forza. Tomas mi ha mostrato la differenza tra essere un top50 ed un top10. Servizio, risposta, colpi da fondo, gioco di piedi, consistenza. E’ stato migliore di me in tutto, io devo lavorare tanto se voglio arrivare a quel livello di gioco”. Una fotografia netta, forse impietosa, ma fedelissima di quel che si è visto in campo.

Berdych è una delle mine vaganti per arrivare in finale, quindi era scontato che per Thiem sarebbe stato difficilissimo, soprattutto perché il ceco è ancor più potente dell’austriaco ma sa rubargli il tempo, e servire così bene da poter poi mettere pressione una volta alla risposta. Resta un torneo incoraggiante per Dominic, il primo in cui ha raggiunto la seconda settimana di uno Slam, e con delle note tecniche interessanti. Ad esempio, Thiem contro Lopez è stato capace di governare bene il tennis senza ritmo dell’iberico, riuscendo a tirar su con agio i back maligni del rivale e passarlo con continuità nelle sue scorribande a rete. Ha servito con percentuali migliori, e per non esser sempre attaccato è riuscito ad accelerare i suoi tempi di gioco, velocizzando l’approccio alla palla e anche il timing di attacco col dritto. Meccanismi che doveva necessariamente esplorare e conoscere ad un livello così alto, per lui nuovissimo. Sembra un ragazzo sveglio, che ha voglia di arrivare e molto lucido nell’analisi del suo gioco e di quello dell’avversario. Il potenziale fisico è eccellente, quello tecnico pure. E poi, con quel rovescio crea meraviglie balistiche improvvise, spaccando lo scambio e lasciando fermi i rivali che tendono a spostarsi sulla direttrice inside-out per picchiare di ritmo col dirtto. Servizio, qualità della risposta, velocità di lettura dello scambio per caricare il dritto in anticipo e non subire la palla. Queste tra le altre le chiavi per fare un ulteriore salto di qualità.

Thiem salirà in classifica con gli ottavi a Flushing, probabilmente issandosi nella top40 ATP. Ma più del risultato di oggi conterà moltissimo l’esperienza fatta in questo torneo, per capire dove insistere nella crescita e per cementare dentro di sé nuove certezze. Mattoncini preziosissimi per costruire un gioco sempre più forte e completo, puntando ad arrivare altissimo. Dove osano le aquile.

 

Marco Mazzoni


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10 commenti. Lasciane uno!

Ktulu 03-09-2014 22:51

Fra l’altro è proprio carina la Bencic!
Comunque il problema di Thiem è che ha aperture troppo ampie… sulla terra ha tempo di scaricare tutta la potenza, sul cemento invece diventa difficile.

10
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guidoyouth (Guest) 03-09-2014 21:10

Scritto da Psyco Fogna
@ guidoyouth (#1159463)

che c’è, parliamone… 🙂

9
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alberto (Guest) 03-09-2014 18:03

Spero e penso che la Bencic abbia una palla un pò piu pesante della Hingis altrimenti al giorno d’oggi la vedo dura vincere slam

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Psyco Fogna 03-09-2014 17:57

@ guidoyouth (#1159463)

😯

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sebaSeppi 03-09-2014 17:48

Come mai in Italia non abbiamo un Thiem o una Bencic? Ve lo siete mai chiesto? Ora non parlatemi di Quinzi & Co…

6
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Thiago (Guest) 03-09-2014 15:44

Thiem è cresciuto ma ne deve fare di strada per arrivare sul cemento al livello dei migliori. come è scritto nel pezzo anticipa troppo poco i colpi e se sulla terra battuta riesce poi a scaricare la potenza, sul duro è più difficile se va sempre in difficoltà. ha anche un’apertura troppo ampia forse. Sulla Bencic ho qualche dubbio, è forte si ma che vinca tanti slam non credo

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guidoyouth (Guest) 03-09-2014 15:43

thiem si è trovato un muro davanti, poteva fare veramente poco.

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ginglegel (Guest) 03-09-2014 15:32

Krunic è il volto nuovo del tennis
vedrete…

3
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Psyco Fogna 03-09-2014 15:08

@luca

Ieri Berdych ha fatto schifo… Poche prime, diversi doppi falli, tante combinazioni servizio-dritto sbagliate.
Ma Thiem è stato penoso, avrei potuto giocare io così anche a me ogni tanto escono dei vincenti belli…

2
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luca92 03-09-2014 12:49

😕 😕 😕 😕 😕 thiem ha vinto contro lopez (che doveva uscire già con dodig, e ha sofferto tantissimo con ito) e con gulbis perché il lettone ha deciso così. Ieri si è preso una bella sveglia da un discreto berdych.

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