Il Masters 1000 di Montreal ATP, Copertina, Generica

Montreal, inizia la corsa allo US Open (di Marco Mazzoni)

05/08/2013 09:27 3 commenti
Con l'Open del Canada scatta “ufficialmente” la lunga estate sul cemento nord americano
Con l'Open del Canada scatta “ufficialmente” la lunga estate sul cemento nord americano

Con l’Open del Canada scatta “ufficialmente” la lunga estate sul cemento nord americano, uno dei momenti più ricchi – in tutti i sensi – del calendario annuale del tennis, da sempre molto Usa-centrico. 7 settimane animate senza soluzione di continuità da tornei interessanti che coprono più o meno tutto il Nord America, spesso segnate da temperature torride (a volte oltre il limite fissato dalla stessa ATP!) a scaldare il duro cemento, dove vanno in scena battaglie altrettanto dure, condite anche da qualche sorpresa.

E pazienza se gli USA (Serena Williams a parte nel rosa) non hanno da qualche tempo lo straccio di un campione, i motivi di interesse saranno moltissimi anche quest’anno per il pubblico indigeno (e non solo). La stagione americana è in realtà già scattata il 22 luglio, ad Atlanta, ma il primo grande torneo estivo a cui prenderanno parte tutti i big è quello canadese, quest’anno con Montreal ad ospitare gli uomini e Toronto le donne, secondo la classica alternanza tra le due grandi metropoli orientali del paese. Un torneo importante la Rogers Cup, ben più di una semplice tappa di avvicinamento agli US Open. Un torneo che per molti top players segna il rientro alle gare dopo Wimbledon, come sará per neo campione dei Championships Murray ed il n.1 Djokovic, o per Rafa Nadal dopo la clamorosa eliminazione all’esordio sui prati londinesi. Non per Federer, che per svariati impegni commerciali offtennis e per testare la nuova racchetta ad ovale 98 sq. ha giocato due tornei sul rosso tedesco, ottenendo qualche figuruccia piuttosto che nuove certezze, e l’acutizzarsi dei problemi alla schiena, quindi per lui niente Canada.

La Rogers Cup sarà il primo Master 1000 del mini-circuito estivo americano denominato quest’anno “Emirates Airline US Open Series”, nome brandizzato dai dollari più o meno illimitati degli Emiri, che dopo esser entrati con forza nel calcio puntano ad invadere come immagine anche il tennis.

Cos’è questo piccolo circuito, nato nel 2004 Racchiude tutti i tornei maschili e femminili che si disputano da fine luglio sul cemento nord americano (quest’anno per l’esattezza sono Stanford, Atlanta, Carlsbad, Washington DC, Toronto, Montreal, Cincinnati, New Haven, Winston-Salem e New York con l’US Open); tornei accomunati da una certa vicinanza tecnica (stesse palle e superficie) ma condizioni non realmente omogenee, tappe comunque ideali a preparare il quarto Slam stagionale.

Tornei che soprattutto creano un grande interesse tennis-oriented, grazie ad una copertura globale dei maggiori network anericani come ESPN2, CBS e Tennis Channel; ed economico, con un moltiplicatore di business impressionante tra pubblicità, merchandising diretto (la maggior parte dei brands tecnici arriva negli Usa ogni anno con qualche novita da lanciare giusto nel primo mercato mondiale del settore) e indiretto. Qualche esempio? La casa di auto Infinity, da anni partner degli US Open e della serie estiva, stima un ritorno di immagine tra fedeltà al marchio e avvicinamento ai nuovi modelli (lanciati non lontano dagli eventi) quasi doppio rispetto alle medie annuali nelle settimane seguenti il battage promozionale, con una crescita degli addetti e del giro di affari (e il mercato dell’auto sta vivendo un momento tutt’altro che florido…).

E’ uno dei mille aspetti economici che ruotano intorno all’estate on court USA, alimentando il circolo virtuoso del moltiplicatore finanziario. Gli spot commerciali durante i migliori match sono venduti a peso d oro, non ai livelli del Superbowl ma con i prezzi più costosi dell’anno per il nostro sport (Slam a parte). E questa montagna di dollari che ruota intorno ai tornei nord americani è alimentata e a sua volta alimenta il ricchissimo Bonus che va al giocatore che ottiene i migliori risultati nell’arco delle 7 settimane. Precisamente i primi 3 uomini e donne strappano allo Us Open un extra bonus, con la possibilità per il campione di arrivare ad 1 milione di dollari extra al già ricco premio di Flushing Meadows, mica noccioline insomma… La Series è iniziata del 2004, con i “campioni” che furono Hewitt e Davenport (anche se curiosamente non sono stati poi i vincitori dello US Open, come in altre annate), passando quindi per Roddick (2005 e 2006), Federer (solo un successo nel 2007 per lo svizzero, fatto abbastanza curioso visto che ha vinto 5 edizioni di fila degli US Open dal 2004 al 2008, un po’ come Serena Williams che l’ha vinta solo nel 2011), addirittura Querrey nel 2009, Murray nel 2010 fino al “campione in carica” Djokovic. Un titolo molto platonico e totalmente sbilanciato sul piano finanziario, ma del resto si sa che l’american style recita “everything is business”.
Numeri da capogiro a parte, l’estate tennistica americana è un momento molto stimolante anche per l’appassionato televisivo poiché grazie alle vacanze ed agli orari perlopiù serali c’è la possibilità di fare vere scorpacciate di tennis, senza perdersi in “acrobazie da ufficio” o streaming di scarsa qualità sul pc del lavoro per seguire l’andamento degli incontri.

Questa piccola stagione nella stagione inizia per davvero agli Open del Canada, il primo Master 1000 estivo. Già in occasione della recente trasferta (purtroppo sfortunata) del nostro team di Davis a Vancouver abbiamo parlato del tennis in Canada e del momento straordinario che sta vivendo il nostro sport nel paese degli aceri. Oltre al talento di Milos Raonic, anche il movimento rosa è in fermento, soprattutto grazie ad Eugenie Bouchard, classe 1994, che proprio allo scorso Wimbledon ha incantato non solo per la sua bellezza ma anche con un tennis spumeggiante che le ha permesso di battere Ana Ivanovic nel secondo turno, arrivando a ridosso delle prime 50 nel ranking Wta e con margini di crescita importanti. E pure un super gossip su Raonic ha fatto impazzire i tabloid inglesi nel corso dei Championships, quando alcune foto l’hanno ritratto con Laura Robson, e via è partito il tam tam su di una loro liason… voci ovviamente riportate e amplificate in Canada, dove Milos è più di una speranza, un atleta molto noto ed apprezzato, anche per il suo carattere mite.

Il tennis canadese di conseguenza è in ottima salute anche sul piano dell’interesse, non solo su quello tecnico. In attesa della semifinale di Davis del prossimo settembre, un dato importante dall’ultima edizione dei canadian open giocati a Montreal lo spiega più di tante parole. 213.760 spettatori, tanti nel 2011 hanno assistito al torneo, un record assoluto non solo per il Canada ma per tutto l’ATP tour negli eventi che durano solo 7 giorni. Gli open del Canada vantano anche una storia molto importante, sono il terzo più antico torneo della storia ancora in vita dopo Wimbledon e lo Us Open.

Il torneo maschile ebbe inizio nel 1881 presso il Toronto Lawn Tennis Club, e la versione femminile partì nel 1892. Come molti altri eventi sportivi, dagli anni ’70 al 2000 le multinazionali del tabacco (assai potenti in nord America) erano il main sponsor, fino a quando entrò in vigore il ban per la pubblicità del fumo, e dal 2005 l’open canadese si chiama Rogers Cup. Che l’appassionato medio non si faccia trarre in inganno dal nome, nessun omaggio al grande Federer (anche se resta il più amato da queste parti, anche perché ogni anno festeggia qua il suo compleanno), la Rogers Cup prende il nome dal main sponsor, la Rogers Communications Inc., una delle aziende di telecomunicazioni più dinamiche del Canada, leader in particolare nella telefonia mobile e internet. La compagnia ha sede a Toronto in Ontario, dove è attiva dal 1925, inizialmente come stazione radio CFRB.

Il Master 1000 di Montreal si svolge presso l’Uniprix Stadium, moderna arena inaugurata nel 1996 e dotata di una capienza di 11.700 spettatori (il nome deriva dal suo sponsor, quello della principale catena di prodotti farmaceutici canadese). L’area tecnica include 12 campi in cemento identici a quello degli Us Open, in DecoTurf cushioned acrylic surface. Curiosità storica: l’attuale tribuna del centrale è stata edificata sui resti del glorioso Jarry Park Stadium dei Montreal Expos di baseball. Impianto moderno, funzionale, ma che non si può definire bello nel senso pieno del termine, con aree commerciali piutosto invadenti a proporre cibo caro e tutt’altro che buono, oltre che ogni tipo di marchandising, ovviamente. Spesso eventi collaterali al torneo animano gli spazi circostanti nella decina degli open (quali incluse), a dar colore e quel tocco di pacchiana modernità molto americana, senza toccare certi eccessi degli US Open tuttavia. Senza però raggiungere nemmeno l’efficienza degli US a dire il vero, come dimostra il seguente aneddoto, assai singolare. Anno 2010, a Montreal va in scena l’edizione rosa, e per un violento nubifragio il programma ritarda e la finale si gioca al lunedì, con 11mila spettatori pronti a ritornare per gustarsi l’ultimo e decisivo match del torneo. 11mila persone potenzialmete affamate e da smafare con i burghers et similia dei vari stands… che però alla domenica sera furono prontamente smantellati perchè il contratto d’uso dell’area scadeva alla mezzanotte della domenica! Così che fu surreale vedere migliaia di persone vagare nel vuoto alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare e bere, eccetto l’unico posto interno allo stadio, assolutamente non pronto a raccogliere l’orda disordinata (…e pure “incacchiata”!) degli spetattori, visto che vedere sport mangiando è un must americano. I più felici della bizzarra situazione quel manipolo di ambulanti latinos che dopo pochi minuti annusò il potenziale business d’oro, con tacos y cervezas che andarono esauriti!

Rigidità contrattuali a parte, Montreal è una città estremamente interessante, dinamica, moderna e che vale assolutamente una visita, meglio se combinando la passione per il tennis ovviamente. Alcune curiosità sulla città: per numero di abitanti, Montreal è la terza metropoli francofona del mondo dopo Parigi e Kinshasa (Congo), animata da un vero crogiuolo di razze, culture e lingue.

Il francese è la lingua madre di circa il 70% dei residenti
, e lingua ufficiale. Circa il 13% della popolazione è anglofona, e gli italiani sono una delle minoranze più nutrite, con circa 300mila presenze includendo l’intera area metropolitana, soprattutto concentrati nella zona detta Petite Italie, ove si parla un curioso dialetto “italianese” caratterizzato dalla presenza di vocaboli inglesi e francesi italianizzati. Questi dati sono tuttavia soggetti a continui aggiornamenti, visto che la città è in enorme espansione, rincorrendo e volte superando la rivale di sempre, Toronto, con cui battaglia per il titolo di metropoli più riccca del paese, essendo da anni una delle più ricche del mondo per reddito pro capite, salario medio, servizi e qualità della vita. Montreal secondo uno studio della London School of Economics è uno dei 20 centri finanziari più importanti al mondo, quando la nostra Milano si attesta solo al 50esimo posto, solo per far capire in ordine di grandezza l’abisso che corre come differenza nel giro di affari… Addirittura la metropoli canadese è tra le prime 5 al mondo per l’industria mineraria ed energetica, capace di creare nel tempo un sistema economico unico nel suo genere nel panorama internazionale. Pensate che l’immigrazione di forza lavoro è attentamente studiata dal governo cittadino, che la seleziona in base alla domanda delle imprese, creando così un mercato totalmente mirato, qualificato ed efficiente, che evita buona parte degli squilibri e problemi dell’immigrazione non regolamentata, premiando inoltre chi riesce ad apportare nuove competenze. Tuttavia non viene del tutto ignorato l’aspetto sociale, visto che le nuove assunzioni di aziende pubbliche e private devono tener conto di un apposito diagramma che obbliga le compagnie a prediligere l’assunzione di lavoratori di tutte le etnie a parità di competenza; un sistema che ha evitato che si formasse una spaccatura tra etnie dominanti e etnie disagiate in ambito sociale ed economico.

Alti redditi uguale mercato immobiliare ben strutturato, in cui la compravendita di immobili si basa solo ed esclusivamente su vendite a progetto, evitando così la creazione di ecomostri fantasma come nella nostra povera Italia… In pochi sanno che Montreal è la sede di importanti enti e compagnie, come l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO) e l’Associazione internazionale del trasporto aereo (IATA). Inoltre è una delle sedi più importanti per lindustria mineraria, metallurgica, petrolifera, per l’aviazione ma anche servizi ed high tech, come i videogiochi. Non solo dollari ma anche arte, spettacoli e sport: Montreal è la casa del notissimo Cirque du Soleil, ospita uno dei Casino che vanta i maggiori incassi mondiali annui e vari centri espositivi per mostre non meno interessanti di quelle in calendario a Londra e New York. Altra curiosità: gli abitanti di Montreal vengono spesso chiamati dagli altri canadesi “Le Pepsi”, poiché la rivale del gigante Coca Cola è qua molto apprezzata, basta fare un giro per i bar e store cittadini per notare come il marchio di New Bern sovrasti nettamente quello di Atlanta come presenza, cosa davvero rara; a suo modo è anche un segnale “culturale” per distinguersi ed affermare la propria diversità.

Non manca certo lo sport, con l’hockey su ghiaccio (di gran lunga sport più amato) a farla da padrone con i Montreal Canadiens, la squadra più vincente dell’NHL con 24 Stanley Cup, secondi per numeri vinti nelle principali leghe professionistiche americane solo ai 27 titoli dei New York Yankees della Major League Baseball. Oltre al nostro Master 1000 di tennis, ogni anno va in scena un GP di Formula1, e sta crescendo molto l’interesse per il calcio grazie ai Montreal Impact (che schierano il nostro Alessandro Nesta tra gli altri), che dopo aver vinto la USL First Division nel 2012 sono entrati a far parte della MLS. Da non dimenticare che nel 1976 qua si sono svolti i XXI giochi olimpici. Tutto bello… se si resiste il clima pesante che d’inverno fa vivere la città quasi sottoterra, in giganteschi mall al riparo da giornate buie, corte e freddissime, un po’ come talpe deluxe se mi passate il termine.

In questo contesto moderno, dinamico ed efficiente, il Master 1000 o Premier femminile è uno degli eventi più apprezzati del calendario estivo. Difficile dire in sede di presentazione che torneo sarà quest’anno. Logico favorito Djokovic, in cerca di riscatto dopo la sconfitta a Wimbledon in finale e che trova sul cemento all’aperto le miglior condizioni per far esplodere il suo tennis. Attenzione però a Murray, lanciatissimo dopo il successo ai Championships e già due volte vincitore degli Open canadesi, alla caccia del suo coach Ivan Lendl che vanta il record con 6 titoli (1980, 1981, 1983, 1987, 1988, 1989). Difficile anche prevedere eventuali outsider, anche in un torneo come questo che nel recente passato ha premiato proprio l’underdog, con varie edizioni segnate da storie belle e irripetibili.

Ricordiamo il russo Chesnokov, che col suo tennis razionale e rovescio chirurgico vinse a sorpresa nel 1991 sul giovane talentuoso Korda; l’edizione ’93 vinta dallo svedese Pernfors, uno dei giocatori più bizzarri e divertenti di fine ’80s, che rimontò un set a Todd Martin portando a casa l’ultimo grande successo di una carriera a strappi, costellata più da cadute (e infortuni) che successi. Dopo la bella finale del ’95 che vide uno dei tanti episodi della saga annuale Agassi vs Sampras, il 1996 toccò al sudafricano Ferreira, la bestia nera di Sampras, dotato di un fisico eccezionale per elestacità e di un drittaccio curioso come meccanica quanto efficace; sfortunato soprattutto a navigare le acque del circuto in anni infestati da tanto, tantissimo talento. Ma le vere sorpresissime sono targate ‘97, 2000, 2001 e 2002.

In ordine, nel ’97 tra lo stupore (e un tabellone con qualche assenza) vinse Woodruff, yankee dal talento piuttosto limitato ma che visse la vera settimana “della vita”, per poi eclissarsi da lì a poco; nel 2000 titolo a Safin, ma è il finalista la storia del torneo, l’israeliano Levy, piccolo leggero funanbolo che con coraggio leonino e tennis spregiudicato si issò ad un passo dal successo, unico acuto di una carriera sofferta, anche per fattori extratennistici; nel 2001 pazzesca settimana per il rumeno Pavel, uno dei rovesci monomani più affascinanti degli ultimi anni, non supportato da quel fisico bestiale necessario a reggere a lungo i massimi livelli; e persona molto profonda, tanto da correre in sala parto dalla moglie con un avviatissimo Roland Garros in corsa, applausi. E 2002, ultima edizione con finale a sorpresa prima del dominio dei “soliti big”, con il discusso Canas (squalificato poi per doping) che randellò dritti su corse assatanate, battendo tutti uno dopo l’altro. A suo modo storica anche l’annata 2005, con Nadal che confermò di poter vincere anche sul duro.

Durissimo scommettere su di una sorpresa per l’edizione che sta per scattare, e scontato sarebbe puntare su Raonic (peraltro in evidenti difficoltà, da molte settimane). E se allora fosse proprio il superbo Fognini di quest’estate a farci sognare? Non facile visto che é pure nello slot di Murray, ma sognare ma costa nulla…


Marco Mazzoni


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3 commenti

isma (Guest) 05-08-2013 20:38

articolo come sempre azzeccato ma prolisso.. gli articolo non sono poemi e suggerisco una scrittura più breve e concisa perchè, almeno dal mio punto di vista, leggere un ‘articolo’ di questa mole è cosa proibitiva..

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me (Guest) 05-08-2013 13:43

Korda era un giocatore fantastico , un piacere vedere i suoi match !!

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stefano (Guest) 05-08-2013 09:36

Bei ricordi….

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